Fondo Nuove Competenze

La ripresa che avverrà nei prossimi mesi necessita sin da ora di un cambio di paradigma fondamentale che chiede di mettere ancora una volta al centro dell’interesse delle imprese il capitale umano.

Sono un impostore! Anzi no

innovazione

Ti è mai capitato di dubitare delle tue capacità, di attribuire i tuoi successi alla fortuna e di sentirti costantemente come se qualcuno stesse per smascherarti dall’inganno che stai perpetrando? Allora sei stato vittima della sindrome dell’impostore.

Se ne hai sofferto, non ti preoccupare. È comune tra molti lavoratori che hanno compiuto sforzi per avere successo e finiscono per mettere in discussione la validità dei propri risultati.

Chi decide se sei un esperto?

Ho creato molti corsi su Innovazione, Apprendimento online, Problem solving…. e so che può essere difficile pensare a sé stessi come esperti quando sembra che ci sia sempre qualcun altro che “lo fa da più tempo” o ha un successo più percepito. 

È la sindrome dell’impostore che esce fuori dal nostro inconscio, dicendo che il lavoro non è abbastanza buono.

Considera che per essere un docente, devi avere anche solo una competenza che i tuoi allievi non hanno. 
Se riesci a trasmetterla, hai insegnato ai tuoi studenti qualcosa di valore.

In realtà sappiamo tutti che hai molto più di una competenza più dei tuoi allievi, quindi non aver paura a condividere la tua conoscenza con il mondo. 
Le tue esperienze hanno un valore e non devi essere l’Einstein del tuo settore per creare un corso che aiuti molte persone.

È questione di timing

Spesso, la sindrome dell’impostore si manifesta quando inizi ad avere successo nel lavoro. 
Hai raggiunto un traguardo o un obiettivo, stai per fare una presentazione, stabilisci una connessione con un collega del settore che rispetti e all’improvviso eccola che ti colpisce: e se sapessero che non sono un vero esperto?

L’insicurezza si manifesta come misura protettiva nei momenti in cui stiamo iniziando ad affermarci. 
Il nostro cervello sta cercando di tenerci al sicuro mantenendoci piccoli, limitando la superficie in cui siamo vulnerabili, per impedirci di farci male.

Se stai sperimentando la sindrome dell’impostore proprio mentre hai raggiunto il successo o raggiunto un traguardo, ricorda che il tuo cervello sta facendo del suo meglio per prendersi cura di te. 
Dai una pacca amichevole alla tua coscienza, quindi allontana con decisione la paura. Ricorda che sei tu al volante.

Esistono altri corsi sull’argomento? Meglio!

A volte ti puoi scoraggiare all’idea di sviluppare un corso perché pensi che altre persone lo abbiano già prodotto. Ti preoccupa di non essere abbastanza bravo o di non avere nulla da aggiungere alla conversazione. 
Se inciampi in questa situazione, considera che l’esistenza di altri corsi è in realtà un buon segno perché significa che c’è una forte domanda di formazione, e quindi esiste un mercato più grande per il nostro corso.

Dopotutto, la considerazione che tu debba essere il migliore in assoluto al mondo per giustificare l’esistenza del corso che hai sviluppato è falsa, ingiusta e illogica. 
L’esistenza di altre società di telefonia cellulare non ha impedito ad Apple di espandersi nello spazio dei telefoni cellulari, e oggi abbiamo l’iPhone. 

Il tuo corso crea valore aggiunto e TU hai tutto il diritto di esserne l’autore.

Concentrati sui risultati 

Pensa al tuo successo nel lavoro e nella vita.

  • Hai fatto un ottimo lavoro.
  • Hai ottenuto una promozione.
  • Hai sviluppato contenuti.
  • Hai ricevuto ottimi feedback sul tuo corso.

Qualunque cosa sia, afferra quei segni concreti di successo e non lasciarti andare. Questi sono risultati reali e misurabili che parlano del tuo successo e della tua abilità. La tua sensazione di inadeguatezza potrebbe essere una sensazione vaga, ma le tue vittorie sono oggettive e reali.

Hai ottenuto quel lavoro.

Hai portato a termine quel progetto.

Tieni a mente i tuoi successi e ricordali quando quella sensazione strisciante e inadeguata offusca i tuoi pensieri.

Andare avanti

A volte l’unico modo per superare la sindrome dell’impostore è semplicemente andare avanti
Quando inizi a dubitare di te stesso, chiediti se questa sensazione è sufficiente per impedirti di fare il lavoro.

Se la risposta è no (e di solito la risposta è no), torna al lavoro. Accetta che i dubbi su te stesso possano a volte far parte della tua vita, ma concentrati sullo sviluppo dei tuoi corsi, sull’aiutare i tuoi allievi e sul raggiungimento del tuo obiettivo.

(Chissà se queste parole serviranno mai a qualcuno??)

Come coinvolgere le persone nell’apprendimento

risorse umane

Gestire un gruppo di professionisti qualificati, produttivi e completi: è quello che faccio tutti i giorni da più di 15 anni.

Sono persone capaci, motivate. Tuttavia, non sempre trascorrono abbastanza tempo a sviluppare le proprie capacità.

Quando propongo offerte formative, molto spesso leggo indifferenza negli occhi dei miei colleghi.

Le persone sono troppo impegnate, oppure sono convinte di sapere tutto quello che è necessario.

L’apprendimento continuo e lo sviluppo delle competenze sono essenziali per il successo di qualsiasi team. Persone poco qualificate o con competenze datate possono impedire all’azienda di avere successo su mercati. Quindi, come posso incoraggiare le persone a sviluppare le proprie capacità? E come posso assicurare che facciano del loro meglio quando partecipano alle attività di apprendimento, piuttosto che partecipare per dovere?

Perché sviluppare le competenze delle persone?

In molti settori aziendali, è incredibilmente importante che le persone continuino a migliorare le proprie competenze. L’ambiente aziendale sta cambiando rapidamente; idee e innovazioni sono costantemente richieste e le persone che non mantengono aggiornate le proprie competenze possono rapidamente ritrovarsi “fuori dal business”.

Ciò significa che un’organizzazione o un team per crescere e trarre vantaggio da nuove opportunità, hanno bisogno di persone che espandano le loro attuali competenze e imparino nuovi modi di pensare e lavorare.

Come imparano gli adulti

La prima cosa che bisogna sottolineare è che gli adulti imparano in modo diverso dai bambini. Ciò ovviamente influisce sul modo in cui coinvolgi il team.

Nel tempo si sono sviluppate teoriae sull’andragogia, per spiegare come e perché gli adulti imparano. Ad esempio è emerso che gli studenti adulti vogliono sapere perché la formazione è rilevante, prima di apprendere.

Pertanto, occorre creare interesse nell’apprendimento. È una strada importante da percorrere! Bisogna anche comunicare chiaramente perché l’apprendimento è importante e spiegare come tutto si lega agli obiettivi personali e professionali di ognuno.

Ostacoli al coinvolgimento

Prima di esaminare come coinvolgere le persone nell’apprendimento, è utile capire perché le persone lo evitano:

  • Tempo: i colleghi potrebbero opporre resistenza allo sviluppo di nuove competenze perché le giornate sono piene di altre priorità. Considerano che imparare una nuova abilità o competenza non sia essenziale, quindi lo rimandano ad altra data.
  • Mancanza di informazioni: i membri del team forse sanno che devono continuare a imparare per rimanere aggiornati, ma potrebbero non sapere come o dove iniziare.
  • Bassa fiducia: se le persone non hanno avuto successo nell’apprendimento di nuove abilità in passato, potrebbero adesso dubitare dell’efficacia dell’apprendimento.

Come coinvolgere il tuo team

Beh, qui le cose si fanno difficili. Dalla mia esperienza però sono riuscito a tracciare alcune attività che riescono ad essere coinvolgenti. Queste sono le strategie che più di tutte hanno avuto successo

Identifica gli stili di apprendimento

Le persone hanno stili di apprendimento diversi. Alcuni imparano meglio guardando. Altri imparano meglio leggendo o ascoltando. Altri ancora svolgendo un’attività praticamente. È molto importante che si conoscano i vari stili di apprendimento e quindi associarli ai colleghi. Se poi ti interessa, ho un test che permette di capire quale è lo stile di apprendimento personale. Scrivimi che te lo posso inviare.

Imposta obiettivi di apprendimento

Cosa deve imparare ogni persona della tua squadra per ottenere risultati migliori? Cosa vogliono davvero imparare i membri del team?

Identifica ciò che è più importante.

Impostando un obiettivo specifico per l’apprendimento, i vantaggi diventano più tangibili e probabilmente aumenteranno le motivazioni per iniziare.

Collega l’apprendimento con obiettivi di lavoro e obiettivi di vita

È importante comunicare alle persone che le sessioni di apprendimento aiuteranno a raggiungere gli obiettivi personali.

Innanzitutto, assicurati di allineare gli obiettivi delle persone con quelli dell’organizzazione. Questo aiuta a rendere l’apprendimento una parte del lavoro, a cui si può dare la priorità in modo appropriato.

Inoltre, chiedi alle persone quali sono gli obiettivi personali di carriera e di vita per sottolineare come l’apprendimento e lo sviluppo aiuteranno a raggiungere questi obiettivi.

Evidenzia i vantaggi a breve termine

Gli studenti adulti spesso scelgono di imparare a causa dell’impatto immediato che ciò avrà sulla loro vita.

Questo è il motivo per cui è così importante comunicare quali sono i benefici a breve termine della formazione e spiegare come questi benefici influenzeranno le vite di ognuno. In che modo un particolare tipo di apprendimento e sviluppo sarà loro di aiuto in questo momento? Quali problemi verranno risolti?

Incoraggia l’apprendimento sociale e tra pari

È confermato da molti studi che alcuni preferiscono imparare gli uni dagli altri attraverso l’osservazione, l’imitazione e la modellistica.

Questo è il motivo per cui è importante offire l’opportunità di imparare con un mentore o coach. L’apprendimento non è solo più divertente quando siamo con gli altri, ma collaborare con professionisti più esperti può avere un impatto permanente sulle persone.

Un altro importante vantaggio dell’apprendimento con un coach è che questa connessione da persona a persona offre agli studenti esempi tangibili di come applicare una nuova abilità o processo. Quando le informazioni sono rilevanti, le persone sono più motivate a continuare a studiare.

Ancora: è molto utile consentire l’apprendimento di gruppo.

Io molto spesso chiedo nelle riunioni di gruppo di condividere ciò che si è imparato grazie alla formazione professionale.

Questo aiuta a costruire concetti grazie all’apprendimento dei colleghi, e nel team si riescono a elaborare nuovi modi per applicare ciò che si è appreso.

Evidenzia risultati

Tutti hanno bisogno di incoraggiamento e riconoscimento per progredire.

È importante riconoscere i miglioramenti apportati dalle persone quando iniziano ad applicare le nuove competenze. Può essere sufficiente un “grazie” o evidenziare i risultati di fronte al resto della squadra.

Sii di esempio

Ovviamente l’esempio è importante. Occorre che le persone possano vedere che tutti stanno lavorando attivamente all’apprendimento e sviluppo. Se vedono che tutti sono disposti a impegnarsi nello sviluppo personale, sarà più facile coinvolgerli.

Punti chiave

In fondo, le persone sanno che devono dedicare tempo all’apprendimento e allo sviluppo di nuove competenze.

È importante per te, come leader, coinvolgere la squadra nel processo di apprendimento. Senza tale impegno, potrebbero non applicarsi a sviluppare nuove competenze.

Per coinvolgerli devi:

  • identificare gli stili di apprendimento delle persone;
  • fissare obiettivi di apprendimento che si collegano al loro lavoro e ai loro obiettivi personali;
  • evidenziare i vantaggi a breve termine dell’apprendimento;
  • incoraggiare l’apprendimento di gruppo;
  • evidenziare i risultati delle persone;

Mini guida all’autodisciplina

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L’autodisciplina è la capacità di fare le cose anche se non le vuoi fare. Ed è una delle qualità più importanti nella vita.

Nel 2020 siamo tutti costretti a lavorare e trascorrere più tempo a casa. Non c’è molto che possiamo fare al di fuori di casa. 

Non possiamo viaggiare, mangiare fuori, guardare film al cinema, andare ai concerti e così via. Eppure, ci si aspetta che ci comportiamo come persone responsabili. Dobbiamo lavorare da remoto, mantenerci in forma, partecipare a videochiamate, seguire corsi online, rimanere in contatto con la famiglia….

Senza autodisciplina, rinunceremmo. Perché consapevolmente o meno, siamo tutti diretti verso il caos. Questa è la direzione naturale della vita. Tutti noi siamo soggetti alla seconda legge della termodinamica.

Abbiamo bisogno di autodisciplina per reagire. Ma come possiamo svilupparla? Rimane un problema complesso e nessuno ha le risposte.

Una cosa che so con sicurezza è che la capacità di autodisciplinarsi non si impara dall’oggi al domani. Allora forse è meglio concentrarsi sulle abitudini che portano alla disciplina, piuttosto che concentrarsi sull’autodisciplina stessa. Quindi ecco un elenco di abitudini che ho adottato che mi hanno reso più disciplinato.

Essere responsabile

Se dico che farò qualcosa, DEVO FARLO . E se non posso, devo avere una buona ragione. Questo è il fondamento dell’autodisciplina. Non devo fare le cose perché devo dimostrare qualcosa agli altri .

No, lo devo fare per me stesso. Devo considerarmi responsabile quando stabilisco gli obiettivi, intenzioni e azioni. Nessuno mi sta guardando. Devo essere me stesso.

Non devo complicarmi la vita. Scrivo cosa voglio fare ogni giorno. E alla fine, guardo cosa ho effettivamente fatto. Quando le azioni corrispondono alle parole, sono sulla strada giusta.

Essere onesto nella comunicazione

Verso me stesso e verso gli altri. L’onestà è difficile per la maggior parte di noi perché richiede umiltà. Spesso abbiamo paura di dire la verità perché pensiamo di apparire deboli.

Ma è vero l’opposto. Quando non sono onesto, nessuno mi prende sul serio. 

Tutti abbiamo punti deboli e problemi. Non è necessario nasconderlo. Non c’è nemmeno bisogno di fare la vittima. Basta attenersi alla verità.

Quando sono onesto con me stesso e gli altri, è più facile essere disciplinati. Perché non è la fine del mondo quando sbagliamo. Ci sono anche giorni brutti. Mangio troppi dolci. Salto i miei allenamenti. Ma se sono onesto quando lo faccio e riconosco i miei errori, vuol dire che sono in grado di tornare sulla strada giusta.

Dare l’esempio giusto

Non devo aspettarmi mai che le persone facciano qualcosa che non sto facendo. E se sto facendo qualcosa che gli altri non stanno facendo, non devo aspettarmi che lo facciano.

Sembra un paradosso, ma tutto dipende da questo: fai la cosa giusta e non avere aspettative dagli altri. Se alcune persone non vogliono applicarsi, non è un mio problema. Continuo a dare l’esempio giusto. Lascio che le azioni parlino per me.

Migliorare ogni giorno

Molte persone non hanno la pazienza e la spinta giusta per migliorare. Mi occupo di formazione professionale e a volte le persone che frequentano i nostri corsi dicono che occorre troppo lavoro per migliorare le proprie competenze. 

Ma davvero ?! Ma va?!

Certo, è difficile e ci sono già abbastanza persone che non vogliono migliorare sé stessi. Se ho la volontà di migliorare, non devo preoccuparmi dell’autodisciplina.

Ma devo avere un motivo per migliorare. 

Perché voglio migliorare in un’abilità? Per cosa voglio usarla?  Per rimettermi in forma? E cosa farò quando sarò più in forma?

Mettere nero su bianco

Trasformare i pensieri in parole aiuta a capire se stessi e quello che si sta facendo. 

Spesso ho un’idea che sembra grandiosa, nella mia testa.

Ma poi appeno la scrivo, comincio a vederne i limiti e i difetti. Mi succede spesso con le email: comincio a scrivere un’idea innovativa ai miei colleghi e seguo semplicemente il mio processo di pensiero. Alla fine della mail, so se è inutile o no. Ho cestinato parecchie email in questi anni! Quindi, il mio comportamento non è sempre una questione di autodisciplina: a volte non faccio qualcosa perché non è la cosa giusta da fare..

Fare il possibile

La vita è tutt’altro che perfetta. Non ci saranno mai le circostanze perfette per lavorare. 

Vorrei avere una casa in riva al mare. 

Vorrei che non piovesse mai quando devo uscire. 

Vorrei, desidero, desidero….. Ma nella vita, dobbiamo fare ciò che possiamo con ciò che abbiamo.

  • Stanco? Fai ciò che puoi.
  • Casa di merda? Fai ciò che puoi.
  • No amici? Fai ciò che puoi.
  • (Scrivi quello che ti pare)? Fai quello che puoi

Una cosa per me è sicura: lamentarsi è una cosa da sfigati che non hanno un briciolo di auto-disciplina.

Guardare avanti

Non sarà sempre estate. La vita si muove a cicli. A volte i periodi fantastici durano molto tempo. E a volte i periodi deprimenti anche. Le cose accadono. Gli americani dicono “Shit happens”.

Crollo delle economie. I lavori scompaiono. Si verificano disastri naturali. Le pandemie chiudono le porte alla vita. 

La cosa migliore che posso fare è prepararmi. Allenare il mio corpo e la mia mente. Creare un po’ di risparmi per i momenti brutti. Sbarazzarmi dell’eccesso. La vita è molto lunga, e i periodi migliori torneranno.

Vivere l’attimo fuggente

Ma nessuna delle precedenti azioni indica che in realtà devo sempre pensare al futuro. La vita è ADESSO (eh si, anche Claudio Baglioni….).

Lavorare da casa, leggere un libro, fare una passeggiata, trascorrere del tempo con i propri cari: tutte queste cose accadono proprio ora. 

Vivere nel presente è un’abilità. L’ho scoperto a mie spese e non l’ho ancora imparato appieno e su questo devo ancora migliorare. 

È tutto. 

Un consiglio: la prossima volta che sei preoccupato, con la mascella contratta e non presti attenzione a chi o cosa è il tuo presente, torna a ciò che conta di più in quel momento: l’unica cosa che ti è davanti.

Nazario De Mori

Armadi, cassetti e cloud

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Da quando è partita la mia avventura quotidiana dello Smart Working o meglio del telelavoro, mi sono accorta di essere immersa nel più totale disordine.

Il primo disordine è quello della mia scrivania o meglio del tavolo su cui sto lavorando.

Con un figlio al liceo e una all’università le scrivanie e le stanze più riservate sono state requisite e a me rimane da utilizzare o il tavolo della cucina o quello della sala da pranzo, già comunque utilizzato da mio marito, anch’esso in smart working. Cavi, blocchi, penne, pc, telefonini e il vaso di fiori che prima era al centro della tavola nel suo splendore, ora è in un angolo dimostrando tutta la sua inutilità. (Ma quando l’ho comprato questo vaso?)

Poi il PC.

Menomale che sono anni che lavoriamo sul CLOUD e che il nostro settore ICT ha forzato per avviare una attività di Knowledge sharing anche in tempi non sospetti.

Ma adesso che guardo al nostro CLOUD con occhi da esterno e che devo aiutare le persone a cercare e trovare file, vedo con estrema lucidità il disordine che vi regna.

Leggo con chiarezza in queste directory e in questi file condivisi gli ultimi 5 anni della nostra vita lavorativa: i ritmi serrati, il turn over di alcuni dipendenti, la scarsa capacità insita nel genere umano di riutilizzare format esistenti e la necessità di creare sempre nuovi documenti.

Vivo, lavorando in questo cloud (che in questo momento ci ha salvato la vita professionale), la stessa sensazione di quando apri l’armadio nelle stagioni di mezzo, di quando ci sono ancora i maglioni invernali ma cerchi disperatamente le T-Shirt e tutto si mescola in un’unica stagione settembrina.

Ogni qual volta mi prende questa sensazione, dopo alcuni giorni, decido che è arrivato il momento giusto per tirare fuori tutto e rimettere  in ordine: capi con la stessa pesantezza da una parte, camicie e magliette da un’altra (vogliamo anche provare ad ordinare per colore?), cose da buttare perché non le uso da una vita.

Mettere in ordine non vuol dire solo dare un posto ad ogni cosa ma scegliere cosa indossare in futuro.

Lo so lo sforzo è tanto (poi io sono pure allergica alla polvere) ma la sensazione finale è bellissima. Dopo questo pazzo riordino non sarà più difficile capire cosa mettersi ma anzi saranno i vestiti a proporsi.

Bene, grazie a questo periodo di isolamento forzato, che mi ha fatto aprire l’armadio del nostro cloud ho capito che è necessario mettere in ordine anche qui.

Che alla base delle competenze dello Smart Worker, di cui si fa un gran parlare in questo momento, c’è una competenza fondamentale, forse banale, che definisco capacità di gestire l’ORDINE ossia la capacità di sapere dove collocare e condividere i documenti per sè e per gli altri.

Quello di cui parlo non riguarda solo la consapevolezza di dove archiviare le cose ma attiene alla capacità del singolo di avere consapevolezza del business dell’azienda per la quale si lavora e quindi condividerne appieno i processi.

Solo chi possiede questa consapevolezza è realmente capace di capire quali sono i documenti da condividere e dove archiviarli.

Senza dimenticare che uno smart worker efficace è anche consapevole che con molta probabilità quel documento, che deve produrre, è già stato elaborato da qualche collega e quindi sa dove cercare per trovare semilavorati o documenti già belli e fatti che possono far recuperare tanto tempo. Qui il discorso si complica. Nel lavoro a distanza, non devo essere solo ordinato per me, come accade nella mia cabina armadio, ma devo anche essere capace di condividere l’ordine e la logica dell’ordine stesso con altri per fare in modo che non bisogna ogni due giorni “tirare tutto fuori” e ricominciare da capo.

Quindi, visto che è ORA il tempo dello Smart working, decido di mettere ordine nel nostro CLOUD e mi rendo conto che non sto solo mettendo ordine in un posto fisico ma sto decidendo cosa buttare e cosa tenere, quale ex-dipendente salutare per sempre, quale logica dare al business e quali procedure condividere con i miei colleghi.

In ultima analisi sto facendo largo all’essenziale. Segno dei tempi.

Pina Basti