Formazione 4.0 e knowledge management personale

“Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestri. La vita.”

È una frase di Hemingway, che trovo assolutamente calzante nel contesto lavorativo in cui mi muovo. Non penso che sarò mai un maestro del mio mestiere. Non perché non mi ritenga abbastanza esperto o skillato, piuttosto perché è un ambito che è in continua evoluzione.

Stiamo vivendo tempi in cui i discenti possono intervenire sia come “prosumer” che come “policy maker”.

Forse proprio per questo le istituzioni educative (agenzie formative, scuole e università) vivono un periodo difficile.

Dobbiamo quindi cogliere l’opportunità che ci viene offerta con Formazione 4.0 non tanto e non solo per utilizzare al meglio le nuove tecnologie. Lo dobbiamo fare perché ci offre l’occasione di dare una rinfrescata a tutti i nostri approcci didattici. Che si tratti di aula in presenza, virtuale oppure di e-learning.

In parole povere se vogliamo pensare al nostro mestiere proiettato nei prossimi anni, allora dobbiamo:

  • Smettere di accettare la mediocrità
  • Smettere di pensare che tutti, docenti e discenti, siano in qualche modo definibili dallo stesso schema valutativo
  • Smettere di pensare che il formatore sia l’unico dispensatore di conoscenza.
  • preparare gli allievi a partecipare attivamente e in modo costruttivo a un mondo del lavoro globale.
  • La formazione tecnologicamente avanzata deve coinvolgere profondamente i discenti, utilizzando risorse online e consentendo loro di collaborare nel tempo e nello spazio.
  • Le agenzie devono fornire un’esperienza personalizzata e inclusiva. È fondamentale non solo pensare a come insegnare l’eccellenza ai discenti, ma anche fornire l’aiuto necessario per raggiungerla.
  • Trasmettere comportamenti utili alle competenze da apprendere

Quanto detto fino ad ora ci porta ad una conclusione: ogni lavoratore deve possedere un knowledge management personale che lo aiuti a gestire il proprio apprendimento. 

Con knowledge management personale intendo una sorta di flusso di tutte le fonti formative e informative incanalate in un unico punto. E in questo punto quindi si devono raccogliere le conoscenze che fanno parte dell’apprendimento formale, non formale e informale,

Questo richiede la determinazione e l’utilizzo di un sistema di classificazione del sapere. Si tratta quindi di:

  • selezionare le fonti con le quali migliorare i risultati nell’apprendimento.
  • filtrare le informazioni attraverso criteri che decidiamo in anticipo ed eventualmente cestinarne alcune.

Il knowledge management personale deve riuscire, come dicevamo, a far confluire in una sorta di portfolio:

l’apprendimento sociale, cioè il processo di condivisione della conoscenza non attraverso il linguaggio, ma attraverso l’osservazione, l’imitazione e la pratica; l’apprendimento in rete, cioè la connessione con ambienti e risorse esterne; l’aggregazione delle fonti, cioè il processo di sistematizzazione dei concetti in un sistema di conoscenza “catturata”. Che deve essere archiviata e accessibile.

Se voglio quindi che ogni discente abbia un suo knowledge management che lo accompagni nel suo percorso formativo/lavorativo, come agenzia formativa devo:

  • Incoraggiare e modellare un uso appropriato e responsabile degli strumenti mobili e social per massimizzare le opportunità di creazione e condivisione dei contenuti..
  • Coinvolgere gli allievi nel processo decisionale.
  • Avere docenti che sappiano utilizzare efficacemente dispositivi connessi alla rete.

Riuscire a gestire ogni lavoratore come una persona dotata di uno specifico percorso formativo è una delle sfide che mi accompagna da quando ho cominciato a lavorare, e che con Formazione 4.0 possiamo affrontare con metodologie e strumenti adatti.

 

Nazario De Mori

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